29 luglio 2011

Ci auguriamo che l'appello del Presidente Napolitano non sia come la campagna promossa sulla pelle dei Lavoratori- "una Botta e via" tanto per far vedere che c'è!

L'URLO di MARIO TRUDU, IN CARCERE DAL 1979





L'ergastolano Mario Trudu.

A scrivere è Mario Trudu. Nato l’undici marzo del 1950 ad Arzana. Mi trovo in carcere dal maggio del 1979 con una condanna all'ergastolo. Scrivendo questo testo non lo faccio pensando di poter ottenere qualcosa, ma per informare, perché qualcuno in più venga a conoscenza della situazione in cui si trovano le persone che sono recluse, come me, con una condanna all'ergastolo ostativo. Siamo coloro che ogni giorno affrontiamo la nostra tragedia, la nostra vita senza speranza, eppure, lottiamo e combattiamo per una vita migliore. Mi preme dire a coloro che si trovano nella mia medesima situazione, e verso coloro che eventualmente vi si troveranno in futuro, che bisogna fare qualcosa.
Troppo spesso si sente parlare di certezza della pena, ma occorrerebbe parlare di certezza della morte, perché in Italia chi è condannato alla pena dell'ergastolo ostativo può essere certo che la propria morte avverrà in carcere. Spesso si sente nei salotti televisivi qualche politico che batte i pugni sul tavolo inneggiando alla certezza della pena. A questi vorrei gridargli in faccia che la mia pena è talmente certa da giungere fino alla morte. Solo certe menti malate e distorte possono riuscire a superare l'insuperabile. Non si può introdurre come è stato fatto nel 1992 la norma dell'art. 4 bis O.P. (che nega i benefici penitenziari se non metti un altro in cella al posto tuo) e renderla retroattiva, applicarla cioè a reati commessi diversi lustri prima. Lo stesso vale per l'art. 58 ter O.P.(persone che collaborano con la giustizia), uno scempio per uno stato che si definisce di diritto. Da quando nell'Ordinamento Penitenziario è stato introdotto questo articolo, se vuoi ottenere i benefici penitenziari, sei obbligato a “pentirti”, lasciando in questo modo che si dimentichi che rieducarsi (se errori ci sono stati in passato) non significa accusare altri, ma cambiare dentro di sé. Il pentimento che pretendono loro è l'umiliazione. Per loro collaborazione significa perdita di dignità, fuoriuscire dalla sfera umana. Come può collaborare chi ha è stato vittima di processi compiuti con la roncola nei cosiddetti periodi di "emergenza" in cui contava solo la parola dell'accusa e dove i testimoni della difesa venivano sistematicamente arrestati e processati anche loro? L'Italia, dagli anni ottanta ad oggi, pare essere un paese in emergenza perenne.
Si può negare ad un condannato all’ergastolo, dopo che ha scontato già trent'anni di carcerazione, la possibilità di ottenere un permesso? Il due settembre del 2009 il Tribunale di Sorveglianza d Perugia, a una mia richiesta di tramutare la mia condanna all'ergastolo in pena di morte (da consumarsi con fucilazione in piazza Duomo a Spoleto) ha risposto così: “Poiché la pena di morte non è prevista dall’Ordinamento né ammessa dalla costituzione, si dichiara inammissibile l’istanza in oggetto”. All’ergastolano, viene dunque proibito anche di scegliere di morire perché si vuole che affronti la vendetta dello Stato fino all'ultimo dei suoi giorni.
Io ho sempre creduto che gli unici che avrebbero potuto pretendere vendetta nei miei confronti fossero la famiglia Gazzotti, l’uomo che ho sequestrato e che a causa di quella mia azione quel povero uomo morì. Solo loro credo che possano fare e dire tutto ciò che vogliono nei miei confronti, ne hanno tutti i diritti. Sicuramente trent’anni di carcere formano un altro uomo, perché oltre ai valori ed abitudini che già possiedi, ne assorbi altri e rielaborandoli ne ricavi una ricchezza. La pena dell’ergastolo per chi la vive come me, è crudele e più disumana della pena di morte, perchè quest’ultima dura un istante ed ha bisogno di un attimo di coraggio, mentre la pena dell’ergastolo ha bisogno di coraggio per tutta la durata dell’esistenza di un individuo, un’esistenza disumana che rende l’uomo “schiavo a vita”.
Occorre prendere coscienza che l’ergastolano ha una vita uguale al nulla e anche volendo spingere la fantasia verso previsioni future, resta tutto più cupo del nulla. Si parla spesso del problema delle carceri, ma non cambia mai nulla (o forse qualcosa cambia in peggio e il problema del sovraffollamento delle carceri lo dimostra). I suicidi nelle carceri sono proporzionalmente in numero maggiore di diciassette volte rispetto a quelli che avvengono nel “mondo esterno”. I “signori” politici dovrebbero pensare veramente per un attimo al disgraziato detenuto che non può morire in carcere per vecchiaia. Parlo dei politici perché la responsabilità è loro, perché se la legge del 4 bis non viene cambiata siano consapevoli che noi ergastolani ostativi dal carcere non potremo uscire mai: che diano risposta a questa domanda questi “signori”!.
Sto sognando, lo so! Purtroppo un ergastolano può solo sognare.
Fino ad oggi la mia trentennale carcerazione è stata interrotta da soli dieci mesi di latitanza ( periodo che va da giugno del 1986 ad aprile del 1987). Venti anni fa entrai nei termini per poter usufruire dei benefici penitenziari e da allora ho iniziato a presentare diverse richieste per poterli ottenere, ma sono state respinte sistematicamente tutte fino a quando nel 2004 mi venne concesso un permesso con l’art- 30 O.p. (otto ore libero, senza scorta) per partecipare alla presentazione di un CD-ROM sulle fontane di Spoleto, realizzato in carcere da noi alunni del quarto anno dellIistituto d’arte. Trascorsi quelle ore di permesso a Spoleto insieme ai miei familiari venuti appositamente dalla Sardegna, ed in compagnia di alcuni professori. Nel novembre del 2005 mi fu concesso un altro permesso, questa volta di sette ore, per la presentazione di una rivista sui vecchi palazzi di Spoleto, che avevamo prodotto in carcere. Trascorsi quelle ore a Perugia sempre con i miei familiari. A questo punto mi ero convinto che il fattore di pericolosità sociale attribuitomi fosse oramai decaduto e di conseguenza mi illusi che, di tanto in tanto, mi sarebbe stato concesso qualche permesso utile a curare gli affetti familiari. Purtroppo non fu così, perché dopo quell’ultimo permesso tutte le mie richieste furono respinte. Inizia a questo punto a chiedere con insistenza un trasferimento in un carcere della mia regione di appartenenza, affinché i miei familiari potessero avere meno disagi ad ogni nostro incontro, ma nulla da fare: la prima richiesta fu rifiutata e le successive non ebbero mai risposta. Ho presentato a più riprese richieste di permesso necessità per poter andare a far visita a mia sorella Raffaella che non vedo dal 2004 e che non si trova in condizioni per poter affrontare lunghi viaggi, ma anche queste vengono negate motivando che lei non si trova in pericolo di vita. Sono contento che mia sorella non sia in pericolo di vita. Sono state tante le mie richieste per un avvicinamento a colloquio al carcere di Nuoro, dove mi sarebbe stato possibile incontrare mia sorella, l’ultima l’ho presentata il due maggio 2011. Ma non mi hanno ancora risposto.

Mario Trudu


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22 luglio 2011

— • • • — — • • •RICORDATI IL POTERE ABUSA DI TE: LA QUALITA' DELLA VITA NELLE CARCERI E' DIRETTAMENTE PROPORZIONALE ALLA QUALITA DELLA VITA FUORI DALLE GALERE. RIFLETTI!

Quelli che viaggiano in prima classe hanno celle singole e con servizi!
Comunicato stampa della UIL PA Penitenziari: "Alle ore 24.00 di ieri (13 luglio, ndr) negli istituti penitenziari italiani (circuito per adulti) erano ristretti 66.929 detenuti (64.081 uomini e 2.848 donne) a fronte di una disponibilità reale di posti detentivi pari a 43.879. Un surplus di 23.050 detenuti in più rispetto alla massima capienza, che determina un indice medio nazionale di affollamento pari al 52, 5 %. In dieci regioni italiane il tasso di affollamento varia dal 15 al 50%. In nove dal 51 all' 80%. Unica regione che non presenta una situazione di sovraffollamento è il Trentino Alto Adige (ma il dato è inquinato per il sottoutilizzo del nuovo carcere di Trento). Capofila, per sovraffollamento, la Puglia (79,4 %),  seguita da Marche (71,8%), Calabria (70,6%), Emilia Romagna (69,7%) e Veneto   (68,0%). L'istituto con il più alto tasso di affollamento si conferma  Lamezia Terme (186,7%), seguito da Busto Arsizio (152,17%), Brescia Canton  Mombello (146,6 %), Varese (145,3%) e Mistretta (143,8%). Il 50% (102) delle
strutture penitenziaria presenta un affollamento dal 50 all'80%; il 35% (72)  un affollamento dal 2 al 49%. ----- Dal 1 gennaio al 30 giugno del 2011 si sono verificati 34 suicidi in cella. Nello  stesso arco temporale in 135 istituti (il 66% sulle 204 strutture  attive) sono stati tentati 532 suicidi, dei quali oltre duecento sventati in extremis dal personale di polizia penitenziaria. . Il maggior numero di tentati suicidi si è verificato a Cagliari (28) seguono Firenze Sollicciano
(25), Teramo (19, Roma Rebibbia, San Gimignano, e Lecce (18). In 160  istituti (78% di quelli in attività) si sono verificati 2583 episodi di  autolesionismo grave . Il triste primato spetta a Bologna (112), a seguire  Firenze Sollicciano (106), Lecce (93), Genova Marassi (77) e Teramo (66). Ad   aggravare il quadro complessivo concorrono i 153 episodi di aggressioni in
danno di poliziotti penitenziari, che contano 211 unità ferite (con prognosi  oltre i cinque giorni) . All'OPG di Aversa il maggior numero di aggressioni ai baschi blu ( 9) seguito dall' OPG di Napoli e Genova Marassi (7) , Como e   Catanzaro (6). Sempre dal 1 gennaio al 30 giugno 2011 in 175 istituti ( l' 80%) si sono verificati 3392 proteste individuali (scioperi della fame,
rifiuto del vitto, rifiuto terapia). Proteste collettive ( battiture,   rifiuti del carrello, ecc.) ci sono state in 126 istituti (62%). Questi  numeri, coniugati all'imminente esaurimento dei fondi per l'ordinaria amministrazione, testimoniano e certificano l'imminente implosione dell'intero 
sistema penitenziario". Clicca qui per leggere i dati ogni singolo istituto:

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8 luglio 2011

Il 7 Luglio 2011, tre giorni dopo la festa dell’indipendenza dell’ American War of Independence, American Revolutionary War o American Revolution. Giorno fondamentale per l’evoluzione dei diritti umani e della Democrazia, Sua Eccellenza Il Presidente del Consiglio Italiano, l’Onorevole Dott. Sulvio Berlusconi ha dichiarato ufficialmente durante la presentazione del “Significativo” Onorevole Cillipodi, in relazione alla guerra in corso contro lo Stato Libico rappresentato dal “presunto?” Dittatore, Muʿammar Abū Minyar ʿAbd al-Salām al-Qadhdhāfī -معمر القذافي‎,
- “ SONO STATO OBBLIGATO” –
Pur estrapolando, il significato non cambia,  questa dichiarazione pur se successivamente corretta o differentemente interpretata, non varia ed è storicamente significativa.
La questione per i Democratici appare insormontabile poiché mina alle base il fondamento stesso della Democrazia.
La Seconda guerra mondiale ci ha segnato insegnandoci il libero arbitrio; concetto filosofico e teologico secondo il quale ogni persona è libera di fare le sue scelte, l'etica di questo concetto è alla base della responsabilità di un individuo per le sue azioni; venendo a mancare questo principio viene a mancare universalità della Democrazia nella sua essenza.
Le lotte anticomunista e antifasciste sono state indicate e condivise in questa direzione al fine di un miglioramento generale e culturale della specie umana.
Il silenzio dei Potenti successivo alla “Dichiarazione Berlusconi” appare drammatico e fa ricadere il mondo tutto nelle più scure pagine della storia.
Quale futuro aspetta alla specie umana? Ormai questo è l’interrogativo essenziale e il silenzio su di una dichiarazione così estrema non può essere condiviso.
Io, Thucydides Tucidide non posso e non devo tacere.
- Ricordate quanto successe nel passato, ricordate quando finì il libero arbitrio, le stragi fasciste-naziste e assolutiste-comuniste-.
Si faccia e ci comporti affinché questo non accada mai più ne per dogmi o per filosofie, il silenzio, l’ignorare una dichiarazione così rilevante su di una questione così universale e il riconoscere di essere coinvolti.-




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